Ansiolisi e sedazione con l’utilizzo del protossido d’azoto

Il protossido d’azoto è un gas inodore e incolore con lievi effetti depressivi sul sistema nervoso centrale. E’ un farmaco estremamente sicuro, viene infatti utilizzato in ambito chirurgico dalla metà del IX° secolo senza aver mai fatto registrare reazioni avverse (se non leggera nausea quando respirato a lungo e ad alte concentrazioni), inoltre gli effetti di questo farmaco svaniscono quasi immediatamente con l’interruzione dell’inalazione. Il protossido d’azoto ha sul paziente effetto analgesico, ansiolitico, sedativo, dissociativo e di amnesia, permettendo di svolgere le attività terapeutiche in tutta serenità. L’utilizzo di questa tecnica è particolarmente indicato nei pazienti coronaropatici (diminuisce frequenza cardiaca e pressione sanguigna), nei pazienti disabili e non collaboranti, nei pazienti ansiosi o fobici, nei pazienti con un accentuato riflesso faringeo (che stimola il vomito), nei pazienti pediatrici, nei pazienti agofobici e negli interventi chirurgici di lunga durata. L’unica controindicazione assoluta all’utilizzo del protossido d’azoto è la BPCO (broncopneumopatia cronica ostruttiva), controindicazioni relative sono invece la difficoltà o impossibilità di respirazione attraverso il naso, pazienti nel primo trimestre di gravidanza (nonostante non esistano in letteratura evidenze di fetotossicità dopo esposizione breve), pazienti affetti da patologie dell’orecchio medio, pazienti che hanno subito l’asportazione del corpo vitreo, pazienti in terapia con bleomicina, farmaci antineoplastici o antidepressivi. Miscelando correttamente i gas il paziente nonostante si trovi in uno stato privo di ansia è in grado di capire e rispondere ai comandi del medico rendendo così più facili le manovre chirurgiche specialmente in campo odontoiatrico dove è fondamentale la collaborazione del paziente. L’utilizzo di questo gas non si limita alla chirurgia ma anche alle sedute di igiene orale (fra i suoi effetti è compresa una leggera anestesia delle mucose) e alla presa d’impronta del cavo orale (grazie alla diminuzione del riflesso faringeo).